Tagliatelle al profumo di liquirizia con lavarello affumicato e fave fresche su crema di burrata (Como)

Una lanterna sul lago e la Pesca miracolosa. Piero Taroni, il pescatore sul lago.
Ci fu davvero la pesca miracolosa! E la prova di quel prodigio lui la tiene ancora appesa in casa. E’ la foto scattata dal parroco di Carate, don Sergio Mazzina che, uscito di chiesa dopo la Messa non credette ai propri occhi.
Era stata una notte strana quella del 10 giugno del 1989, notte di nubi cupe che arrivavano da nord, venti improvvisi che scendevano da Argegno e, di tanto in tanto, anche di qualche violento acquazzone.
Lui, Piero Taroni, una vita da pescatore, subito dopo il tramonto aveva calato in acqua la solita rete per lavarelli e aveva posizionato la testa vicino alla villa Pliniana e la coda in direzione di Molina.
Passavano le ore, ma il tempo non ne voleva sapere di rimettersi al bello e lui, per evitare che le reti gli finissero chissà dove, trascinate dalle onde, montò sulla lancia e tornò a recuperarle addirittura con un’ora di anticipo, quando il campanile aveva da poco suonato i tre rintocchi del mattino.
Appena cominciò a tirare in barca la prima bracciata, rimase sbalordito. Gli era già successo di pescare in abbondanza ma quella volta, dentro le maglie, c’era impigliata una quantità di pesci che proprio non aveva mai vista.
Cominciò a liberare i lavarelli e a buttarli sul fondo della barca, ma più sollevava la rete e più il numero di pesci impigliati aumentava.
Impiegò ore a recuperare le reti e, quando finalmente tirò fuori anche la boa di testa, il campanile stava suonando le 8.
Mai successa una cosa del genere! C’era la lancia così stracolma che il Taroni faticò persino a tornare a riva e la barca, sprofondata tra le onde, attirò talmente l’attenzione, che quando arrivò in porto c’era la gente che lo aspettava.
C’erano i vecchi del paese, sbalorditi, ma c’erano anche le donne appena uscite dalla Messa e il prevosto, al vedere tutto quel movimento, si presentò anche lui al porticciolo incuriosito.
Appena vide il Taroni con tutta quella marea di pesci, si mise le mani giunte davanti alla bocca e borbottò: «Ma questa è davvero una pesca miracolosa!».
I vecchi stimarono che su quella barca poteva esserci più di un quintale e mezzo di pesci e il Faustìn, senza contarli, sentenziò con certezza: «Saranno più di mille!».
La notizia che il Piero aveva pesce fresco per tutti, fece il giro del paese e, di lì a poco, cominciarono ad arrivare barche anche da Pognana, Careno, Torno e persino da Como. Tutti a comprare i lavarelli della pesca miracolosa e ci volle l’intera giornata, per riuscire a vendere tutto quel ben di Dio.
Gli ultimi esemplari se li portò via ul Tabàc, ma una bella sporta se la riempì anche la Pinuccia e, soprattutto la Maria, che di bocche da sfamare ne aveva parecchie.
Quattro lavarelli, e pure belli grossi, il Piero li mise anche nelle mani della perpetua <<Tenga! Va bene cosi!>>, le disse, e quel regalo fu per ringraziare il prevosto che aveva immortalato il prodigio della pesca miracolosa.
Immagine Coregone (da Google immagini)

  • DifficoltàAlta
  • CostoMedio
  • Tempo di riposo4 Ore
  • Porzioni4
  • Metodo di cotturaFornello
  • CucinaItaliana

Ingredienti

  • 125 gfarina 00
  • 2uova
  • 2tuorli
  • 5 gpolvere di liquerizia
  • 2lavarelli freschi
  • 200 gsale fine
  • 100 gsale fine
  • 300 gzucchero
  • 500 gfave fresche
  • 2 spicchiaglio
  • 1/2 bicchierevino bianco
  • 125 glatte
  • 250 gburrata

Preparazione

  1. Preparate la pasta. In una ciotola unite i tuorli e le uova intere . Su un tavolo, meglio se di legno, disponete a fontana le farine precedentemente mescolate, aggiungere lentamente le uova e la liquirizia ed impastare fino ad ottenere un risultato omogeneo. Spolverate di farina il piano di lavoro. Usando il mattarello, stendete la pasta con delicatezza spolverando di farina dal centro verso l’esterno: dovrà essere più grossa al centro e più sottile verso l’esterno. Non deve superare la larghezza del mattarello e deve avere uno lo spessore di un millimetro. Tagliate la pasta in due parti uguali. Ognuna di esse dovrà essere piegata in quattro e spolverata di farina, piegata nuovamente in due e spolverata di nuovo di farina.

    PER LA SALSA

    Eviscerate e sfilettare i lavarelli. Disponete i filetti di lavarello spinati in una placca e ricopriteli con il sale fino, il sale grosso e lo zucchero precedentemente miscelati. Lasciate i filetti in marinatura per 4 ore in frigorifero. Nel frattempo, sgranate le fave, sbollentatele in acqua salata e raffreddatele in acqua e ghiaccio. Quando sono ben raffreddate scolatele e spellatele. Trascorse le 4 ore di marinatura, lavate i filetti sotto acqua corrente, asciugate con cura e adagiateli su una griglia da forno. Disponete i trucioli in una placca alta almeno 5 cm e date loro fuoco. Lasciateli ardere per circa un minuto e spegneteli coprendoli con un’altra placca. L’obiettivo di questa operazione è quello di sviluppare un fumo intenso. Una volta che i trucioli sono completamente spenti togliete la placca che fungeva da coperchio e appoggiate al suo posto la griglia con i filetti di lavarello. Inserite il tutto nel forno spento di modo che il fumo non si  disperda. Lasciate affumicare per due ore.

    PER LA CREMA DI BURRATA

    Unite latte, panna e burrata in una pentola stretta e alta. Cuocete a bagnomaria mescolando di tanto in tanto per un’ora. Togliere dal fuoco e frullate con un mixer ad immersione. Se la crema risulta troppo liquida rimettere a bagnomaria fino a raggiungere la densità desiderata.

    PER LA COMPOSIZIONE DEL PIATTO

    Mettete a bollire dell’acqua salata per la cottura della pasta. Nel frattempo, in una pentola antiaderente, fate rosolare due spicchi d’aglio con un goccio d’olio extra vergine d’oliva (preferibilmente ligure in quanto il sapore risulta essere più delicato). Aggiungete i filetti di lavarello tagliati a cubetti e quando anch’essi risulteranno rosolati, sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco. Quando il vino risulterà completamente evaporato, aggiungete le fave. Scaldate la crema di burrata in un pentolino. Cuocete le tagliatelle per non più di tre minuti, di modo che rimangano al dente. Scolate e unite alla salsa.

    Saltate la pasta aggiungendo mezzo mestolo di acqua di cottura di modo che risulti cremosa. Versate la crema di burrata in un piatto e al centro disponete le tagliatelle.

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